-GIOVANNI-
-GIOVANNI-
Nel
cimitero di Castelnuovo di Conza, sola presso un muro, si trova una
tomba dimenticata di marmo bianco, solo fino a qualche anno fa
qualcuno ancora talvolta portava un lumino e negli anni solo un fiore
giallo e rosso di plastica adorna la lapide di pietra che costituisce
la tomba, e la sua croce di pietra che la sormonta è avvolta da un
ormai arrugginito, quanto affascinante fil di ferro.
In
una nicchia del candido marmo è incastonata e protetta alla meglio
da un vetro la foto molto grande e ormai centenaria di un
ventitreenne morto 102 anni fa.
La
sua antica tomba non contiene un corpo, è solo un simulacro e fu
fatta costruire dai suoi parenti tempo dopo la sua morte scoperta nel
1921 da una lettera inviata da Washington D.C.
Giovanni
era un emigrante che insieme a suo padre Nicola, 59 anni, corallaro,
e nel 1910 aveva 14 anni di età, quando giunsero a Ellis Island.
Non
ci è dato di sapere cosa facesse là nelle Americhe, ma la sua
storia e quello che fece a 23 anni è molto importante e bello da
raccontare.
Fu
ricca di fermento l'estate del 1917 quando Woodrow Wilson, Presidente
degli Stati Uniti d'America, dichiarò guerra alla Germania e ai suoi
alleati facendo in modo che il neutralismo americano nei confronti
della Grande Guerra europea avesse fine.
Migliaia
furono i soldati italo-americani che andarono a costituire nel giugno
del 1917 il primo nucleo dell'American Expeditionary Force con oltre
120000 soldati che poi verso la fine della guerra sarebbero diventati
un milione.
Il
Deutesche Heer del Kaiser tedesco Guglielmo II di Hohenzollern era
diventato un problema per i poilus francesi e Giorgio V
d'Inghilterra: infatti anche se l'esercito imperiale era stato
duramente colpito dalla sua stessa tattica della guerra di
logoramento in trincea e specialmente nel fango di Verdun, di Ypres,
di Passchendaele e nella seconda battaglia della Marna; nonostante i
tedeschi combattessero praticamente da soli contro tutto l'Esercito
francese (che era il più grande del mondo con 8 milioni di soldati
in armi), e numerosi contingenti dall'India, dal Canada,
dall'Australia, dalla Scozia, dall'Inghilterra e dalle colonie
d'Oltremare anglo-francesi econtro l'Esercito italiano a Sud, essi
resistevano tenacemente.
Addirittura
sconfitti i russi a Est, Hindenburg e Ludendorff, comandanti in capo
dell'Esercito tedesco, ottennero un milione di soldati in più da
poter rischierare sul fermo Fronte Occidentale, la Tomba di Fango del
Vecchio Esercito Tedesco ormai composta da sole unità della riserva,
e nel 1918 riuscirono a scatenare l'Offensiva di Primavera o
Kaiserslacht, La
Battaglia per l'Imperatore.
Come
ben sappiamo, l'esercito tedesco non vinse la Grande Guerra, però
con l'Offensiva di Primavera esistette la reale possibilità di
rompere il fronte Alleato, e in vari punti i tedeschi ci riuscirono
anche, ma la controffensiva alleata fu pronta e inesorabile vista la
perdita di slancio tedesca, finchè l'11 novembre del 1918 si
arresero dopo la fantastica avanzata nell'offensiva della Mosa
Argonne portata avanti dallo U.S. Army e dai problemi sul Fronte
Interno in Germania (scontento sociale, fame, alto numero di
caduti...).
John
Pershing, comandante dell'Esercito Americano, aveva a dispozione 18
divisioni tra cui 2 battaglioni di carri armati Renault Ft comandati
dal colonnello e poi generale comandante di armate corazzate nella
Seconda Guerra Mondiale, George Patton.
L'11
settembre l'esercito tedesco si ritirava e la cittadina di Saint
Mihiel nel Nord della Francia divenne l'obiettivo dell'esercito
americano intenzionato a conquistare poi la cittadina di Metz e
sfruttando la sua rete stradale avrebbero potuto così penetrare in
territorio tedesco.
Ritirandosi
i tedeschi si stabilirono su una linea di 40 chilometri che
costituiva il saliente di Saint Mihiel tenuto dalla V Armata tedesca.
La
prima armata americana, di cui facevano parte l'82a, 90a, 5a, 2a e la
78a divisione portò il primo assalto a Thiacourt, attraversando un
piccolo fiumiciattolo con un malandato ponte di legno sconquassato da
oltre 100000 colpi di cannone esplosi per fare il fuoco di
preparazione all'avanzata dei carri e della fanteria presso
Pont-a-Mousson.
Il
12 settembre, primo giorno della battaglia morirono circa 7000
soldati americani e 10000 tedeschi della 5a Armata che riuscirono a
reggere adottando la tattica della difesa elastica.
E
qui c'entra qualcosa Giovanni.
Giovanni
si arruolò nell'esercito americano presso un ufficio di arruolamento
di zio Sam a Washington D.C. il 12 ottobre del 1917, e partì come
volontario per l'Europa un mese dopo, nel 327mo reggimento di
fanteria, compagnia L.
Questo
reggimento in seno alla 164a brigata di fanteria sarebbe stato tra i
primi a portare avanti l'assalto con il supporto dei carri armati.
Però
Giovanni non era un pilota di carri armati, bensì faceva parte della
fanteria di supporto che seguiva i carri armati e li proteggeva sui
fianchi e posteriormente evitando che gli Jager tedeschi potessero
usare le granate per fermarli.
Non
Sapremo mai se Giovanni attraversò il ponte o fu colpito prima, però
cadde il 12 settembre 1918.
A
Castelnuovo si seppe della sua morte solo il 4 febbraio del 1921, da
una lettera inviata al Comune da Washington tramite l'ambasciata
italiana.
Morire
lontano da casa e da tua moglie, castelnovese anche lei (era una
Casillo), a oltre 10000 chilometri da casa tua, con un proiettile che
ti brucia in corpo e ti ha dato la sensazione di un colpo di martello
sulle membra mentre giaci tra l'erba e tutto diventa improvvisamente
buio, deve essere tremendo.
Hai
paura e non puoi scappare.
La
tua gioventù è finita e non vedrai mai più la tua casa al di là
del mare.
Può
anche darsi che Giovanni sia stato ucciso dalle schegge delle granate
o degli shrapnel dell'artiglieria e non soffrì a lungo.
Comunque
sia egli è sepolto presso una collinetta presso la cittadina di
Mont. Saint-Mihiel e la tomba vuota che lo ricorda qui a Castelnuovo
lo fa sentire un po' più vicino a chi, commosso, ricordava e vuol
ricordare ancora il sacrificio di un soldato dimenticato morto oltre
un secolo fa.
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